E’ notizia di pochi giorni fa della demolizione, pianificata, di Cascina Lirone per far spazio a nuovi insediamenti urbani. Questo ed altri interventi ancor più invasivi del territorio come la delocalizzazione di Tregarezzo vengono vissuti dalla maggioranza dei segratesi con inedia (o ignavia?), completamente indenni dalla Sindrome di Nimby.
La modifica del territorio verso agglomerati spinti fino alla dissolvenza dei confini urbani in nome di una convivenza allargata da logiche economiche spazza i segni della propria identità e storia.
Una storia, un ruolo, una comunità, che Segrate faticosamente cercava di costruirsi, sta trasformando la sua stessa natura il suo stesso nome di “Città” in un “non-luogo” e allora ecco che testimonianze di vita vissuta e di tracce di storia locale vengono sostituite da “centri commerciali” divenuti sede della nuova paradossale forma di socialità: quella basata sul consumismo.
Se in pochi anni un territorio viene devastato costruendo come è avvenuto in molte parti d’Italia una sequela interminabile di capannoni, opere pubbliche, ipermercati, insediamenti ludici, infrastrutture viabili, ecc., quella che viene comunemente definita “cementificazione” del territorio, allora la popolazione locale perde la sua identità territoriale e comunitaria, non si riconosce ed identifica più con l’ambiente che l’ha accolta alla nascita e nel quale ha trascorso in particolare l’infanzia, ed il resto della vita, alimentando un perverso e degenerativo circuito psicologico di smarrimento, solitudine, frammentazione, squilibrio, che spesso trova effimera compensazione nel consumismo compulsivo e nel disimpegno sociale, nell’isolamento tra le mura domestiche o nella fuga verso seconde case e luoghi di vacanza esotici.
Troppe città sono state costruite ricorrendo a modelli lontani dalle nostre realtà e dalle nostre esigenze, quando invece sappiamo bene che il primo essenziale bisogno di ogni uomo sia quello di vivere in un luogo che egli senta proprio, nel quale non sia straniero nella propria città, un luogo “sano” in cui paesaggio naturale ed antropico si fondano.
In questo senso il recupero dell’identità dei luoghi nei quali ciascun cittadino possa ritrovarsi sentendosi parte della comunità e riscoprendo le proprie radici culturali è importantissimo.
Da qui una nuova cultura del governo del territorio, che, del recupero, della trasformazione e del ri-uso, superi la logica additiva che ha generato diseconomia, caos e degrado urbano. Questo presupposto ci rende consapevoli che la città può e deve ritrovare il suo disegno originario e il suo ruolo storico di “luogo della socializzazione” e trasmettere una sua immagine identitaria.
E la politica?
Dovrebbe compiere un salto di qualità!
Prima di aggredire, deturpare un territorio ed una comunità locale con decisioni provenienti solo dall’alto delle loro posizioni, andrebbe anteposta una Democrazia Partecipata, un coinvolgimento della Società Civile nei processi decisionali.
Se una persona che è al potere non conosce la Storia, come può avere rispetto vero e profondo per il luogo dove vive o dove intende intervenire?
Bruno Barsanti
Insieme per Segrate (Aria Nuova – Segrate Domani)
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