venerdì 21 ottobre 2011

MANIFESTAZIONE A ROMA, SIAMO CON VOI

Siamo con voi




Oggi, a Roma, saremo in piazza con la Fiom. Saremo a fianco degli operai che non difendono solo i loro interessi ma quelli di tutto il Paese.
Oggi scioperano i lavoratori della Fiat e di Fincantieri: gli operai che costruiscono le automobili e quelli che costruiscono le navi. Cosa significhi la produzione di mezzi di trasporto in Italia lo raccontano, meglio di qualsiasi dotta dissertazione, i dati Istat sulla produzione industriale di agosto. Sono, per la prima volta da molto tempo, dati positivi. Registrano un aumento del fatturato del 3,8% sul mercato interno e del 4,6% su quello estero. L’85% di questi aumenti del fatturato deriva proprio dalla produzione di mezzi di trasporto.
Quel settore si conferma dunque come il principale asset strategico industriale in Italia, senza il quale ripresa e sviluppo a resteranno un sogno impossibile. Qualsiasi governo al mondo farebbe il possibile per difendere e sostenere questi asset, e molti governi lo hanno fatto davvero. Da noi e solo da noi le cose vanno al contrario. Da noi e solo da noi la principale industria dell’auto si prepara a lasciare l’Italia con la benedizione e l’attivo sostegno del governo.
La Fiat di domani tutto sarà tranne che un’azienda italiana. Le decisioni verranno prese negli Usa, e certo senza concordarle con i sindacati italiani. Il grosso dell’attività produttiva sarà dislocato in giro per il mondo, dove il costo della manodopera è più basso.
l governo italiano non solo non muove un dito per impedire questo esito disastroso: lo agevola. Così come non muove un dito per impedire la chiusura dell’unica fabbrica italiana di bus e dei cantieri navali, nonostante proprio alla produzione di navi e barche siano principalmente dovuti i segnali di ripresa.
Oggi a Roma i lavoratori manifesteranno per difendere la democrazia, non solo in fabbrica ma ovunque.
Da Pomigliano a Mirafiori fino a quell’art. 8 che con un colpo di penna cancella il contratto nazionale e con un altro introduce la libertà di licenziare, la soppressione dei diritti nei luoghi di lavoro ha proceduto di pari passo con la riduzione della democrazia a simulacro nei luoghi della politica e dell’amministrazione.
Non sarà possibile restituirle realtà alla democrazia, centralità al Parlamento, valore alla Costituzione assediata senza aver prima ripristinato i diritti del lavoro cancellati e negati: il contratto nazionale, il diritto di sciopero, la possibilità di impugnare i licenziamenti, la garanzia per tutti i lavoratori di poter accettare o bocciare gli accordi con elezioni davvero libere, la certezza di una rappresentanza democratica oggi negata.
Marchionne ha torto. Quello che i lavoratori fanno oggi con lo sciopero e con la manifestazione è quanto di più utile ci possa essere. Per tutti.

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