Iper e autobus, l'ultimatum della Lega
Nel segno dell'affaire Segrate
L'esponente del Carroccio Rondini sulle presunte mazzette: "O Alessandrini ci spiega tutto o noi diamo le dimissioni"
«Alessandrini spieghi alla città cosa sta succedendo e faccia lo stesso con gli alleati, cioè con noi», tuona. E se le spiegazioni non saranno convincenti, «lasciamo l’amministrazione dalla sera alla mattina, su due piedi. Anche se - aggiunge il segretario - in quell’ipotesi il primo cittadino farebbe meglio a rimettere il mandato aprendo la strada al commissariamento del Comune». Al di là dei salamelecchi di facciata, che a Segrate la maggioranza sia già entrata in fibrillazione, è evidente. Le rivelazioni di Piero Di Caterina, il grande accusatore di Filippo Penati che dice di aver pagato mazzette ad Alessandrini, non hanno lasciato indifferenti nessuno.
«La responsabilità penale è una cosa - chiarisce Rondini - e finché l’inchiesta non sarà chiusa per noi il sindaco (non indagato, ndr) è pulitissimo, ma quella politica è tutta un’altra storia». Tanto più che al di là delle presunte bustarelle - un’ipotesi che Alessandrini ha respinto con forza da subito bollandole come una vendetta postuma di Di Caterina che si è visto sfilare da Atm le linee di trasporto pubblico locale dopo una gara nel 2006 - la Lega punta dritta sull’Idroscalo Center. Parliamo del centro commerciale del Gruppo Percassi finito sotto la lente di ingrandimento dei magistrati di Monza che indagano sulle presunte tangenti delle aree ex Falck di Sesto e che in quest’ambito hanno messo sotto inchiesta per corruzione Michele Molina (tirato in ballo sempre da Di Caterina), consulente del centro commerciale.
Secondo l’imprenditore, l’ingegnere avrebbe avuto «rapporti economici opachi e anomali con Renato Sarno (consulente di Serravalle vicino a Penati)». Ed è proprio sull’iter di approvazione che nel 2008 la maggioranza di Segrate si era spaccata - «La Lega è sempre stata contraria all’insediamento e lo è ancora», precisa il vicesindaco del Carroccio Mario Grioni - e i lumbard se ne erano andati dalla giunta, sostituiti dal sindaco con un assessore tecnico del Pd (Bruno Rindone). Un’operazione benedetta allora da «Penati e Guido Podestà», i vertici politici dei due schieramenti, all’epoca dei fatti, ha spiegato lo stesso Alessandrini in queste ore. Il mal di pancia è rimasto e l’inchiesta di Monza ha riaperto le vecchie ferite.
«Per stare in maggioranza avevamo posto due condizioni - ricorda Rondini - che il sindaco rispettasse il programma elettorale in cui era nero su bianco il referendum sul famoso centro commerciale, mai fatto, manco adesso, e che si impedisse l’ingresso del Pd in giunta. Cosa che puntualmente avvenne. Uscimmo e siamo pronti a rifarlo, se non ci spiegano cosa sta succedendo». La gestione della Lega sul territorio a proposito di mazzette? «Trasparente e militare, direi. Ne abbiamo dato prova a Cassano recentemente. Per noi Marco Paoletti (consigliere provinciale ed ex assessore al Bilancio della giunta Sala), indagato per corruzione, non rappresenta più la Lega. É stato sospeso in attesa che chiarisca la sua posizione», sottolinea il segretario. Sulle bustarelle Rondini chiude con una proposta choc: «Ai politici che ricevono mazzette, i magistrati dovrebbero contestare il reato di associazione a delinquere, i tangentisti vanno trattati come mafiosi».
di Barbara Calderola dal Giorno del 06/09/2011
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