mercoledì 25 aprile 2012

FESTA DELLA LIBERAZIONE, una memoria senza sconti

Una memoria senza sconti




In un paese diviso non per pregiudizi ideologici ma per la realtà delle cose, è difficile che la memoria unisca tutti. E forse è un bene che sia così. E’ un bene che quest’anno il 25 aprile a Roma non abbia tra gli ospiti poco desiderati Alemanno e la Polverini. E’ un bene che l’Anpi abbia scelto di non corteggiare alcuna retorica spiegando al sindaco e alla presidente della regione che il giorno della Liberazione è un giorno di scelte: o si sta dalla parte della democrazia e dell’antifascismo o si ammicca ai giovani fascisti di borgata, ai saluti romani di casa Pound, al circo degli amici camerati piazzati a dirigere il sottogoverno della capitale e della regione come vecchi democristiani.
L’Italia oggi è un paese libero ma diviso. E il 25 aprile serve a ricordarci entrambe le condizioni: il prezzo pagato 67 anni fa per dirci oggi liberi e il peso di quelle divisioni che rendono insostenibile e umiliante l’esistenza per molti italiani. Se tre milioni di disoccupati hanno cronicizzato la loro rassegnazione e non cercano più un’occupazione, se le dieci famiglie più ricche del paese valgono economicamente – redditi, proprietà, rendite – come tre milioni di famiglie, se lo “spread” (quello vero, inciso sulla carne viva dell’esistenza) continua a divaricare come un forcipe l’Italia allontanando inesorabilmente chi ha sempre di più e chi non ha affatto, il 25 aprile deve farsi carico anche di questo.E deve proporre gesti, scelte, parole di liberazione, qui ed ora, dalle condizioni di una nazione non solo sempre più povera ma anche più diseguale.
Il 25 aprile parla all’Italia ma racconta anche l’Europa. Il governo delle destre, da Sarkozy alla Merkel, da Cameron a Monti, è chiamato a fare i conti col fallimento del proprio progetto politico. Un progetto diffuso, destinato a trasformare i diritti in merce, a sottomettere le pratiche della democrazia alle speculazioni delle borse, a trasformare il progetto civile e sociale dell’integrazione europea nel governo indiscusso della sua banca centrale. Un primo segnale è arrivato dalla Francia. Altri segni, altri gesti andranno costruiti con pazienza ovunque. Anche restituendo intransigenza alla memoria della resistenza e della liberazione: senza sconti per nessuno.

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