sabato 10 luglio 2010

IN UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE......IL PGT

Sono le 21 del 7 luglio e mi incammino verso il Centro Civico di Redecesio per partecipare al secondo incontro sul PGT di Segrate organizzato dalle forze di opposizione. Le poche centinaia di metri che percorro sono immerse in un atmosfera spettrale priva di persone che probabilmente sono in casa a guardare la semifinale di coppa del mondo. L’afa la fa da padrona causandomi sindromi vertiginose e l’unica luce viva è la luminosissima Venere che mi precede nel crepuscolo.


Entro nel Centro Civico e crepuscolo è proprio la prima impressione che i miei sensi percepiscono dopo aver constatato la scarsa platea intervenuta all’evento. Sono i soliti noti ovvero gli organizzatori e i pochi residenti con senso civico superiore alla media.

L’intervento comincia con l’apertura del Prof. Giove che introduce l’Ing. Ancora con le sue slide sul Pgt. La presentazione risulta encomiabile sotto l’aspetto tecnico ma personalmente la visione delle solite cartine colorate a delineare il disastro ambientale a cui verremo sottoposti mi fa sentire come una comparsa del distopico film “L’ultima spiaggia”. Mi guardo intorno e mi accorgo che le reazioni delle persone vanno dallo sguardo fisso nel vuoto, alle mani sulla faccia di Fusilli (disperazione o afa?) a piccoli gruppetti di politici che parlano tra loro. La situazione personalmente è insostenibile, mi accingo a chiedere la parola quando viene richiesta una valutazione al ex Sindaco De Gaspari.

E’ la prima volta che ho il piacere di sentirlo parlare e con interesse comincio ad intuire che finalmente vengono fatte delle considerazioni di tipo politico sul PGT e non solo tecniche.

Il Piano di Governo del Territorio sviluppato in centinaia di pagine e infarcito di termini come "perequazione" e "diritti volumetrici" è una rivoluzione, che manda in pensione il vecchio concetto di piano regolatore (roba da comunismo come dice l’ass. Masseroli di Milano) e rischia di trasformarsi in una colata di cemento per una città che si sogna abitata oltre 50.000 abitanti . Alla base di questo cambiamento sta la separazione fra il diritto di edificabilità che può esistere su un terreno e il terreno stesso. Benvenuti nel magico mondo delle perequazioni e della deregulation.

Perequazione potrebbe essere la parola magica affinché il comune possa ottenere dei servizi a costo zero, in cambio dei diritti volumetrici, dal momento che il Comune soldi non ne ha. Dall'altra parte, però, l'aver distinto il diritto a edificare dall'edificio stesso crea un giro di soldi immediato. Non ho bisogno di avere in mano il bene realizzato per guadagnare, mi basta solo la possibilità di realizzarlo. In fondo è un'opera di cartolarizzazione e loro sperano nelle banche per la commercializzazione del valore che si è venuto a generare. Il rischio è quello di cadere in mano ai grossi gruppi finanziari che hanno il potere di investire nei futures, o di offrire la possibilità alla criminalità organizzata di reimpiegare i capitali sporchi. Non intendo dire che si vogliano deliberatamente favorire questi gruppi, dico solo: stiamo attenti, perché quanto più si de-materializza un bene, tanto più difficile diventa tracciarne i flussi di denaro.

A questo punto azzardo delle ipotesi sulla mancata partecipazione dei cittadini ad assemblee pubbliche a riguardo.

E’ ormai palese che la Finanza la fa da padrona e che il concetto di distinzione di “Classe” tra chi vive del proprio lavoro e da chi possiede il Capitale sta riaffacciandosi. L’operazione geniale della classe dominante è di aver trasformato i lavoratori in piccoli borghesi che illudendosi di essere proprietari della propria abitazione , a costo di immani sacrifici, o investendo tramite le banche piccoli risparmi sono diventati inconsapevolmente complici del sistema e quindi difendendo il sistema stesso. Questa "democratica non-libertà" permea tutto di sé, niente le sfugge, neanche gli strati tradizionalmente anti-sistema come la classe operaia, che si è pienamente integrata nel sistema stesso. E' solo per merito dei disperati che ci è data una speranza, quelli che non sono ancora stati fagocitati dalla società repressiva.

La democrazia ha bisogno della dissoluzione del potere privato. Finché esiste il potere privato nel sistema economico, è una barzelletta parlare di democrazia. Non si può nemmeno parlare di democrazia, se non c'è un controllo democratico dell'industria, del commercio, delle banche, di tutto.

Per questo motivo che chiedo alla classe politica e alla lista civica a cui appartengo di affrontare i problemi su 2 livelli.

Il primo sicuramente di ascolto ai problemi contingenti del territorio ma parallelamente anche una discussione improntata a livello più elevato. Metaforicamente parlando:

Se fossi un meccanico e un cliente mi chiede di riparagli l’autovettura la prima cosa che devo fare è riparagliela ma contemporaneamente spiegargli che ha scelto un modello di scarsa qualità e se in futuro non sarà più oculato nella scelta sarà costretto a sobbarcarsi costi aggiuntivi.

Se omettessi una delle due cose o perderei il cliente o sarei intellettualmente disonesto.

Bruno Barsanti – Aria Nuova - Segrate Domani.

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