martedì 13 marzo 2012

DA SEGRATE IL CASO LUCCHINI SI ALLARGA

FRA  ROTONDE E  STRADE SPUNTANO LE OMBRE

per fortuna a segrate no! SI VIGILA

Leggendo però l'articolo riportato, quelle insistenti dicerie sui camion che da Santa Giulia arrivavano nell'ex dogana per scaricare terreno, non sembrani più tali

Inchiesta sugli appalti sospetti
per la manutenzione delle strade

I pm sono partiti da irregolarità a Segrate e sono arrivati fino agli affari di Milano
I politici: "Troppe aziende fanno cartello tra loro per aggiudicarsi i finanziamenti"

di DAVIDE CARLUCCI

C’è un'inchiesta della procura, che ha allargato il tiro da Segrate a Milano. E ci sono tre interrogazioni a Palazzo Marino, presentate dal presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, e dal presidente della commissione antimafia, David Gentili, che rischiano di creare un caso politico nella maggioranza. Oggetto: gli appalti milionari per la manutenzione strade. Un settore discusso, sul quale una sentenza del tribunale di Milano si è già espressa in termini molto duri: quella che a ottobre ha condannato 30 imprenditori che avevano fatto cartello e due funzionari del Comune che avevano chiuso un occhio. Un sistema di aggiudicazione degli appalti, in vigore fino al 2006, definito «un vero e proprio sopruso», al punto che il collegio, presieduto da Pietro Caccialanza, è arrivato a chiedersi «a cosa possa servire, con tanta e diffusa illegalità, fare ancora le gare».

Ora i pm Paola Pirotta e Grazia Pradella indagano sui reati ambientali commessi dalla Lucchini Artoni. Su loro input, a fine febbraio la guardia di finanza ha sequestrato un cantiere da 30mila metri quadrati a Segrate, in un terreno nel quale è prevista la nascita del più grande centro commerciale d’Europa: lì la Lucchini Artoni, secondo l’accusa, smaltiva rifiuti speciali pericolosi, in prevalenza fresato d’asfalto. In quell’occasione i finanzieri hanno acquisito documenti anche negli uffici del comune di Milano, per capire quali siano gli appalti gestiti da quest’azienda, al centro
già di altre inchieste giudiziarie, e in passato colpita da un’interdittiva chiesta dalla Direzione investigativa antimafia e poi ritirata dalla Prefettura dopo che l’azienda aveva dimostrato di aver troncato i rapporti con le imprese in odore di ‘ndrangheta alle quali subappaltava.

L’azienda — il cui patron, Giancarlo Bianchi, Ambrogino d’oro 2008, numerosi precedenti per violazione delle leggi urbanistiche e ambientali, è stato condannato in ottobre a quattro mesi, pena condonata, per aver fatto parte del 'cartello' — continua a ottenere cospicui finanziamenti da parte del Comune per i lavori che svolge. L’ultimo è di pochi giorni fa: 286mila euro come ultima rata d’acconto per un appalto per «interventi di manutenzione straordinaria su pavimentazioni in conglomerato bituminoso», bandito nel 2010 per un importo di 624mila euro, lievitato a 1.020mila euro con le integrazioni. Altre gare — per un importo iniziale di circa otto milioni — sono state vinte tra il 2010 e il 2011. Poi ci sono gli appalti concessi alla Edil Bianchi, impresa che fa capo alla stessa famiglia, al punto che una sentenza del Tar del 2003, confermata poi dal Consiglio di Stato, parla di «collegamento sostanziale» fra le due imprese. Il primo marzo alla Edil Bianchi è stato aggiudicato un appalto, con ribasso del 45,9 per cento, dall’importo iniziale di 5 milioni.

Mentre i pm cercano di ricostruire l’attività delle due società — coinvolte anche nell’inchiesta sui veleni di Santa Giulia — in Comune scatta l’allarme sul business dell’asfalto. Rizzo aveva già presentato a dicembre un’interrogazione, firmata anche dalla consigliera Anita Sonego, su un’altra azienda del settore, la Locatelli, coinvolta nell’inchiesta sulle mazzette al vice presidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, del Pdl. Il timore è che anche sulle strade milanesi possa essere finito materiale tossico, come si sospetta sia accaduto in quell’indagine.

L’assessore ai lavori pubblici, Lucia Castellano, elenca i nove appalti assegnati all’impresa dal 1999 a oggi, ma assicura: «Gli appalti hanno riguardato lavorazioni sugli strati superficiali». E comunque, aggiunge, le verifiche ci sono già. Risposta che non piace a Rizzo — «È insufficiente» — che ripropone la questione per la Lucchini Artoni: «Quali controlli ci sono, da parte dell’amministrazione, per evitare che il “fresato” delle strade del nostro Comune, dopo un riciclo, torni nelle nostre strade come prodotto “nuovo” e naturalmente come tale pagato?».

Nel frattempo, anche Gentili chiede lumi all’Amsa su «appalti per sei lotti per il servizio neve dei prossimi tre anni» affidati alla Edil Bianchi e alla Lucchini Artoni. E cita, oltre ai cattivi precedenti — per esempio la condanna di Vincenzo Bianchi a un’ammenda da 22mila euro per la terra da scavo del cantiere GaribaldiRepubblica smaltita nel parco Sud — anche l’allarme lanciato dal pm Pirotta nel luglio del 2010, in commissione ecomafie, sui vecchi rapporti di subappalto tra le due imprese e alcuni padroncini calabresi. L’Amsa risponde: la certificazione antimafia è ok. Ma chiede chiarimenti per i nuovi casi giudiziari. «Non possiamo parlare, ci sono indagini in corso», fanno sapere dalla Lucchini Artoni. E l’assessore Castellano giura: «Decisioni non ne abbiamo ancora prese. Ma stiamo vigilando con la massima attenzione».
(13 marzo 2012)

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