Il Comune di Segrate ha vincolato l'erogazione dei fondi per
la vita indipendente a una soglia di reddito Isee fissata a 15mila euro.
Una decisione illegittima, secondo quanto stabilito da diverse
sentenze
È successo a Leonardo Tencati, ha 41 anni: nel 1986, a seguito di un incidente, ha riportato una lesione del midollo spinale che lo ha reso tetraplegico. Ma non ha mai rinunciato alla sua autonomia.
Oggi vive a casa, con i genitori "ma da 14 anni inseguo il miraggio della vita indipendente" spiega. Solo nel 2009, però, grazie all'aiuto di Ledha, riesce a presentare il primo progetto di vita indipendente.
Che viene sottoposto al Piano di zona e approvato: nel 2010 e nel 2011 Leonardo ottiene un'assistenza di circa quattro ore al giorno. Ci pensano i suoi genitori a badare a lui per il resto della giornata. "Ma non voglio continuare a chieder loro di aiutarmi. E non mi può più bastare qualche ora di assistenza al pomeriggio. La vita indipendente è ben altra cosa", spiega Leonardo Tencati. Che decide di fare un passo avanti: "Nel 2012 ho presentato un nuovo progetto, per avere circa otto ore di assistenza al giorno. Anche se a me servirebbe assistenza 24 ore su 24". Il costo: 18-19mila euro all'anno.
Il progetto però viene respinto: i nuovi requisiti fissati dal Piano di zona prevedono che l'erogazione del contributi sia legata a una certa soglia del reddito Isee familiare, che viene fissata a 15mila euro l'anno. "Al di là dell'ingiustizia per l'utilizzo dell'Isee come strumento per stabilire se erogare o meno il servizio, ci sono diverse sentenze che hanno ribadito l'illegittimità dell'utilizzo dell'Isee familiare", sottolinea Gaetano De Luca, avvocato del servizio legale di Ledha.
Gli uffici del Piano di zona dovrebbero dunque prendere in considerazione il reddito Isee personale di Leonardo e non quello della sua famiglia. "E comunque anche il mio Isee personale supera i 15mila euro richiesti dal Comune per erogare i servizi di assistenza", sottolinea amaramente Leonardo che non lavora, ma è intestatario della casa in cui vive con i genitori e co-intestatario di due conti correnti.
Far quadrare i conti è difficile. Nel 2011 Leonardo ha ricevuto uno stanziamento di 1.500 euro all'anno per finanziare il proprio progetto di vita indipendente. "Tra pensione e invalidità di accompagnamento prendo circa 750 euro al mese - spiega Leonardo -. Ad agosto poi mia mamma si è rotta un braccio e ho dovuto chiedere alla mia assistente di stare con me tutto il giorno. Festivi compresi". Risultato: sul conto corrente sono rimasti solo 12 euro.
Autonomia e possibilità di vivere una vita indipendente sono diritti sanciti dalla normativa nazionale e ribaditi dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Eppure, per le persone con disabilità, rappresentano obiettivi sempre più complicati da raggiungere. "Sarebbe meglio non facessero queste leggi - conclude amaramente Leonardo - servono solo a illudere chi già si trova in difficoltà".
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