venerdì 8 giugno 2012
NOI LO AVEVAMO PREVISTO,UN ALTRO INCIUCIO IN ARRIVO!!!!!!!!!!
Otto consiglieri, cinque assessori e il sindaco dicono ciao al partito del Cav
«PDL INADEGUATO». ALESSANDRINI E 13 DEI SUOI
LASCIANO IL PARTITO E DIVENTANO INDIPENDENTI
lazzari e alcuni consiglieri del Pdl
POLITICA - Fuori dal Pdl, dicono, per dare una scossa. L’impero politico di Berlusconi vacilla anche nella città dove è partita la sua fortuna imprenditoriale. Il sindaco Alessandrini dà l’addio al Cav insieme a un nutrito gruppo dei suoi. Praticamente tutta la maggioranza targata Pdl. Cinque assessori: Zanoli, Tagliaferri, Arseni, Orrico e Ronchi (riuscita nell’impresa di accasarsi con Berlusconi e poi dirgli addio per ben due volte); e otto consiglieri comunali: Bottari, Gervasoni, Sirtori, Lazzari, Trebino, Gasparini, Terzi, Del Giudice. Più Claudio Zardus che anticipando i tempi lo scorso marzo lasciò per primo il partito, ma, pur riconoscendo le motivazioni di questo esodo di massa, non ha aderito al nuovo gruppo. Così, dopo aver appoggiato per 12 anni e più colui che gli ha permesso di conquistare la più alta poltrona di Segrate, il sindaco si rifugia in una lista civica indipendente. Il perché della rottura scritto nero su bianco su un comunicato letto in aula giovedì sera: «Noi sottoscritti, pur restando fedeli al programma presentato alle elezioni del 2010, abbiamo deciso di prendere le distanze dal Pdl e di creare un gruppo indipendente. Decisione motivata dall’assenza di condivisione delle scelte effettuate dalla nostra classe politica che ha dimostrato una sostanziale inadeguatezza nel cogliere la pressante domanda di cambiamento e di discontinuità richiesti dal Paese». I battibecchi del primo cittadino in Regione con l’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo non vengono menzionati, ma sono leggibili tra le righe. E il tema in particolare della mobilità cittadina, con lo stallo nella realizzazione della Viabilità speciale che impedisce anche l’avvio dei lavori del colosso commerciale di Percassi, è un nodo cruciale. «Di fronte a un sostanziale immobilismo riteniamo sia nostro preciso dovere rilanciare l’iniziativa politica» spiegano gli scissionisti, «partendo proprio dal nostro territorio con la formazione di un nuovo gruppo consiliare che, nel ribadire ancora una volta la piena fedeltà al programma, attui prioritariamente altri importanti interventi oltre a quelli già effettuati, tali da razionalizzare ulteriormente la spesa e limitare sempre più i costi della politica. Questo è il momento delle scelte coraggiose, la classe politica italiana deve ricostruire il rapporto di fiducia con i suoi elettori partendo dal rafforzamento della credibilità nei confronti degli amministratori locali». Nei corridoi del municipio si sussurra che la recente morte del senatore Cantoni, appiglio saldo all’interno del Pdl di Alessandrini, abbia accelerato i tempi del divorzio. Non stupisce, invece, che su questa strada l’abbiano seguito assessori e consiglieri alcuni dei quali iscritti al partito più per opportunità che per vero credo. In aula restano gli irriducibili del Pdl (prossimo a chiamarsi Italia Pulita secondo Il Fatto): Casadio, Borlone e Casella. Un po’ a sorpresa rimane anche il capogruppo del partito Roberto Nardio, delfino di Zanoli. Nessuno strappo con il braccio destro del sindaco, più che altro una volontà di non incrinare del tutto i rapporti con il Pdl. Le malelingue sussurrano per tenere un piede in due scarpe, perché non si sa mai. In giunta con la bandiera azzurra resta solo Guido Pedroni che dei berlusconiani è anche il coordinatore locale. La notizia dello scisma, anche per lui, pare sia arrivata come un fulmine a ciel sereno: «Alla riunione di costituzione non mi hanno invitato, dicono, per evitarmi imbarazzi» spiega Pedroni amareggiato. «Ora il compito mio e di quelli che restano nel Pdl sarà quello di mantenere gli impegni con gli elettori. Sinceramente non comprendo i motivi di tale operazione. I problemi si sarebbero potuti risolvere dall’interno senza azioni eclatanti. Ma non giudico scelte fatte da altri, anche se ricordo che gran parte dei consiglieri di maggioranza siedono in aula grazie al Pdl che a Segrate alle ultime elezioni è volato oltre il 40 per cento, record in tutta Italia. Ora appoggeremo il programma, altre proposte le valuteremo di volta in volta». I partiti d’opposizione, invece, gridano all’ammutinamento e chiedono le dimissioni del sindaco e nuove elezioni. C’é chi accosta l’abbandono dei 13 alla fine della Costa Concordia: «Schettino non avrebbe fatto di meglio» (Micheli, capogruppo di Segrate Nostra), oppure, utilizzando sempre metafore marinaresche: «Quando la nave affonda i topi scappano» (Sel); e chi come Idv e Insieme per Segrate pretendendo che si torni alle urne, si dicono «allibiti di fronte alle dichiarazioni di questi signori che solo ora si rendono conto di essere “Indipendenti”. Ma non dal loro partito di riferimento, il Pdl, bensì dal contesto sociale che li circonda, sordi come si sono dimostrati ai continui appelli della gente». In una lettera aperta ancora il capogruppo di Segrate Nostra chiede «un’immediata verifica perché la maggioranza che i cittadini hanno votato non c’è più e l’attuale inedita formazione di governo ha due vie: può perseguire la vecchia politica attaccata alle poltrone, oppure andare alle urne come si fa nelle democrazie mature». Il Pd parla di «scena da fine impero», ma indirizza il suo attacco al Pdl: «A pochi chilometri da Milano 2, punto di partenza del successo personale e politico di Berlusconi, implode anche il Pdl di Segrate in maniera tragica. Devastato dalla crisi nazionale, dagli scandali, dall’incapacità di parlare alla gente con un linguaggio credibile, dai penosi risultati elettorali, i berlusconiani perdono la maggioranza delle sue figure di spicco a livello cittadino. Resta un piccolo gruppo di giapponesi che ancora credono nelle promesse del leader. Di sicuro si esaurisce la forza di una storia politica che governa la città da vent’anni». Sono i vendoliani a rilanciare l’ipotesi già circolata mesi fa che Alessandrini sia in cerca di un pretesto per farsi mandare a casa prima di settembre, data ultima per potersi ripresentare alle prossime elezioni: «Questa per il sindaco potrà essere un’ottima soluzione per crearsi una nuova verginità e addossare agli ex compagni cattivoni di partito che gli mettevano il bastone tra le ruote tutte le colpe su inefficienze e incapacità della gestione di Segrate. Avrà così anche l’argomento giusto per poter dare le dimissioni e ripresentarsi alle prossime elezioni sgattaiolando dall’impedimento del doppio mandato. C’è solo da sperare che questo lifting gattopardesco non apra le porte a future, oggi poco sdoganabili, strane voglie di alleanze trasversali». Chiaro riferimento alle voci di una futura lista del sindaco appoggiata anche dal Pd.
Alessandro Ferrari
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