venerdì 15 giugno 2012

NUOVA BUFERA SULLA SANITA' LOMBARDA INDAGATO IL BRACCIO DESTRO DI FORMIGONI



Era tutta un’altra epoca



Quasi 50 tra arrestati e indagati in Regione Lombardia e un modello sanitario che vive di illeciti: questa è l’eccellenza lombarda di cui si vanta Formigoni nel suo ultimo libro? (per ironia della sorte è uscito ieri e si intitola “Il buon governo”).
Con i nuovi 30 indagati, tra cui il direttore generale Lucchina, qualsiasi tentativo difensivo del celeste inizia a essere semplicemente imbarazzante: a essere colpito è il cuore del sistema Lombardia e va da sé che il responsabile principale è proprio Roberto Formigoni.
Imbarazzante esattamente come per la Lega, per il suo assessore alla sanità e per la loro sudditanza al sistema formigoniano, deve essere  il ricordo di quel cappio esibito anni fa, in Parlamento.
Parlavano di ladroni… loro…
Gli indagati. Progetti ora bloccati e che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati, oltre a Lucchina, ritenuto il perno del sistema e braccio destro del governatore Roberto Formigoni, anche i direttori generali di Niguarda e Busto, Pasquale Cannatelli e Armando Gozzini; gli ex direttori generale e sanitario di Lecco Ambrogio Bertoglio e Giuseppe Genduso (quest'ultimo è ora a Niguarda); il responsabile dell'unità operativa di cardiologia di Saronno, Daniele Nassiacos; alcuni responsabili del servizio di ingegneria clinica delle strutture sanitarie e mediatori e rappresentati di sei società o aziende private tra cui General Elettric, Telecom e Assomed.

Le opposizioni: "Formigoni si dimetta". Le opposizioni sono sul piede di guerra, e mettono pesantemente sotto accusa il governatore e l’intero sistema della sanità lombarda. «Formigoni — attacca il consigliere pd Alessandro Alfieri — non evochi complotti, ma ammetta che il sistema ha delle falle e, se è ancora in grado, avanzi proposte per modificarlo. Seguiamo le indagini con smarrimento e allarme, così non si può più andare avanti. Si è chiusa una fase politica, il governatore dovrebbe fare un passo indietro». Il capogruppo dell’Italia dei valori, Stefano Zamponi, spara a zero sul Celeste: «Cade un altro alibi di Formigoni, l’inchiesta della magistratura sta dimostrando che nella sua giunta esistono intrecci opachi tra affari e politica; stavolta i fatti smentiscono la sua tesi secondo cui nessuno dell’attuale squadra di governo è sottoposto a indagini». Sulla stessa lunghezza d’onda Chiara Cremonesi di Sel. Mentre la Cgil lombarda, con il suo segretario Nino Baseotto, prevede tempi grami per il governatore: «Formigoni è al capolinea. La sua giunta è paralizzata dagli scandali, lacerata da contrasti interni e dall’ossessione di trovare il modo per restare aggrappata a poltrone sempre più traballanti e a un potere sempre meno legittimato».Tra gli indagati leggiamo anche il nome di Armando Gozzini ex assessore a Segrate fino al 2007.
Chiara Cremonesi

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