Esercito di Silvio, Sel presenta un'interrogazione ad Angelino Alfano: "Che dici come segretario del Pdl?"
Perché non si può essere al tempo stesso ministro dell’Interno che è – e non è un dettaglio – il responsabile della sicurezza nazionale e (almeno sulla carta) simbolo della legalità, e al tempo stesso leader di un partito che arruola un “esercito”, cosiddetto della libertà, le cui prime iniziative sono semplicemente inquietanti.
O, quantomeno, Alfano dovrebbe dare una spiegazione, nelle vesti di ministro. Per non aggiungere al suo operato un’altra macchia, dopo la partecipazione alla manifestazione contro i giudici a Brescia. Quella di “coprire” politicamente, dal Viminale, le scorribande dell’Esercito delle libertà, la struttura nata per sostenere la crociata anti-giudici di Berlusconi. E che oggi, nel silenzio complice del Pdl, ha chiesto che venga revocata la scorta a Saviano.
Ecco l’origine della richiesta di un chiarimento. Formale. In Parlamento. Per la prima volta il malumore verso Alfano, vicepremier, ministro dell’Interno e segretario del Pdl trova sbocco in un atto formale, come un’interrogazione parlamentare. La presenta Sel, ma dicono i ben informati, mezza sinistra la condivide, a disagio nel tollerare questo “stile di Angelino”. Ecco il testo di cui è entrato in possesso l’HuffPost, presentato dai parlamentari Sergio Boccadutri e Arturo Scotto, in cui si chiede al governo “quali iniziative intenda assumere”. Perché l’Esercito di Silvio si è proposto con finalità opache.
Si legge nell’interrogazione:
“L’Esercito della libertà ha iniziato, sul predetto sito internet, “l’arruolamento” dei soldati, che possono iscriversi sottoscrivendo un modulo in cui è scritto: "dichiaro di volermi arruolare nell'Esercito di Silvio per difendere il presidente Berlusconi e combattere al suo fianco la Guerra dei Vent'anni. Di volermi battere per la libertà, per una Italia libera e democratica. Di essere pronto a partecipare ad eventi o manifestazioni in supporto del Presidente Berlusconi. Dobbiamo difendere colui che rappresenta un patrimonio per i moderati italiani, batterci affinché la persecuzione che lo sta colpendo non possa ripetersi nei confronti di nessuno. Occorre gridare al mondo intero che milioni di Italiani come me credono e si riconoscono in lui”.
Una retorica belligerante. Finalità poco chiare. Attenzione, non è semplice propaganda. Le parole sono pesanti. E gli atti pure. Tal Alessandro Bertoldi, un generale di questo esercito in quanto commissario del Pdl altoatesino, oggi ha chiarito il vero volto dell’Esercito: “Saviano è un ingrato. I suoi sermoni sono patetici. Lo Stato dovrebbe togliergli la scorta”. E nella fattispecie lo Stato ha i poteri di Alfano. Già, che dice il ministro dell’Interno Alfano, ossia colui che assicura protezione attraverso le scorte, dell’iniziativa dei soldati anti-toghe azzurri, di cui Alfano è riferimento in quanto leader del Pdl?
È anche su questo che Alfano dovrebbe parlare. Scotto e Boccadutri, nel loro testo, ravvisano più di una cosa che non torna sull’Esercito di Berlusconi. E che rende l’iniziativa ai limiti della legalità. Si legge: “L'articolo 1 del decreto legislativo 14 febbraio 1948, n.43, stabilisce: 1. Chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici, è punito con la reclusione da uno a dieci anni. 2. Chiunque vi partecipa è punito con la reclusione fino a diciotto mesi. La pena è da uno a cinque anni se è trovato in possesso di armi. 3. Ai fini del presente decreto, si considerano associazioni di carattere militare quelle costituite mediante l'inquadramento degli associati in corpi, reparti o nuclei, con disciplina ed ordinamento gerarchico interno analoghi a quelli militari”. Dopo Brescia, Alfano tacque. Su Saviano ha taciuto. Ora si tratta di capire se risponderà in Parlamento, o se, da ministro dell’Interno, preferirà coprire – con complicità politica –l’Esercito di Silvio.
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