lunedì 24 giugno 2013

IL PROCESSO SUL SISTEMA T-RED SEGRATE NON SI FERMA

SEGRATE Il 26 giugno si torna in aula
Il caso T-Red entra nel vivo
Ascoltato l’ex ghisa Fabietti
Segrate Prosegue nelle aule di tribunale il caso T-Red, ovvero l’utilizzo di semafori definiti “intelligenti” per la loro capacità di pizzicare in fallo l’automobilista furbetto che passa col rosso. Peccato che, stando al pm Alfredo Robledo  che l’11 ottobre 2007 decise per il sequestro dei semafori proprio nel tratto segratese della Cassanese, i veri furbetti fossero i vari amministratori locali che avrebbero taroccato la durata del giallo con il malcelato scopo di “Fare cassa”. Dopo il rinvio a giudizio del 27 gennaio2012 allora per il sindaco di Segrate Adriano Alessandrini, il comandante della polizia locale Lorenzo Giona e il suo vice Dario Zanchetta accusati di abuso d’ufficio e, nel caso dei due ufficiali, anche di turbativa d’asta, era cominciato il processo. Oggi il dibattimento è ormai entrato nel vivo, con il giudice che ha ascoltato prima gli ufficiali di polizia giudiziaria che hanno compiuto l’indagine e il sequestro degli impianti semaforici e, per ultimo, l’ex comandante della polizia locale, Franco Fabietti, colui che per primo, nel 2006, aveva denunciato un sistema T-Red da lui definito come “truffaldino” e volto ad arrotondare il bilancio comunale. Il problema, infatti, stando all’accusa, sarebbe legato proprio alla taratura del giallo, che in diverse occasioni sarebbe stata colpevolmente ribassata – in alcuni comuni si è arrivato addirittura a poco più di 1 secondo di tempo tra il verde e lo scattare del rosso – per garantire un numero di multe più elevato.
Secca la replica dell’avvocato difensore del sindaco Alessandrini, Pietro Gabriele Roveda, che racconta come “nell’udienza di mercoledì sono stati sentiti Fabietti e l’ingegnere Enrico De Vita, giornalista e esperto del codice stradale. Per noi è andata benissimo – spiega -; è emerso che il giallo durava 4 secondi e che solo in alcuni isolati episodi questo scendeva fino a tre secondi, tempistica comunque a norma di legge” precisa l’avvocato. Che poi aggiunge: “La cosa che più mi fa riflettere – ancora Roveda – è ascoltando tutti i testimoni nessuno ha mai citato il nome di Adriano Alessandrini. Mi chiedo a questo punto perché siamo citati in causa”. Di opinione ben diversa invece l’ex ghisa Fabietti, che però preferisce rimettersi al giudizio della corte, sicuro che dopo le deposizioni sue e dell’ingegner De Vita la strada sia ormai in discesa: “Non si è parlato espressamente di Alessandrini solo perché ci hanno fatto domande generiche sui T-Red – spiega – ma vedremo alla fine chi tra di noi potrà dirsi davvero soddisfatto”.

Gabriele Gabbini il giorno.

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