AcquaMarina alla resa dei conti
Non è ancora arrivata a conclusione la questione AcquaMarina, la società preposta dal comune di Segrate, attraverso la sua posseduta Segrate Servizi, alla gestione di piscina, palestre, spazi sportivi e relativi corsi. Le attività le erano state assegnate (a cavallo tra il 2007 e il 2008) senza concorso, in base al principio del “in house providing”, partendo dal presupposto della scarsa redditività e degli obiettivi sociali delle attività. La società “Gis Milano” aveva fatto ricorso contro la procedura, con particolare riferimento alla gestione della piscina. Nell’iter procedurale complesso di queste questioni, ora la Corte dei Conti ha deciso che il sindaco Alessandrini, l’ex assessore Coari e l’ex dirigente Micheli dovranno provvedere al rimborso delle spese legali (83.000 euro). Ne tratta la Gazzetta della Martesana nel numero in edicola. Ci saranno poi le controdeduzioni, e la procedura si trascinerà ancora per mesi, con la possibilità che tutto finisca in prescrizione.
Nel frattempo, una legge nazionale ha imposto al comune di disfarsi della partecipata AcquaMarina. Cosa che veniva recepita con la decisione, molto dibattuta sulle scadenze, del Consiglio Comunale del 7 febbraio 2011. E ora si raccolgono i cocci di queste decisioni. Martedì 22 maggio 2012, in commissione Bilancio, le minoranze hanno cercato di capire come sia potuto accadere che, per ripianare i buchi di bilancio del 2010 e del 2011 dell’AcquaMarina, il comune si sia dovuto accollare circa 200mila euro. Non solo. A questi vanno aggiunti altri 200mila euro per rinuncia ai crediti. E adesso c’è la richiesta di altri 300mila euro da mettere nel Bilancio 2012. In totale 700mila euro, che non sono una cifra indifferente. Dalla dottoressa Giovannuzzi, ufficiale liquidatore, si è riusciti a capire che l’azienda è stata gestita non con criteri “aziendali”, ma con criteri “sociali”. Il che vuol dire tariffe più convenienti per i cittadini utilizzatori, e stipendi leggermente più alti del mercato per i collaboratori. Sono emerse anche delle grosse pecche in fase di costruzione della piscina (perdite di acqua, piastrelle che si rompono, scarichi non fatti bene, ecc.), che hanno aggiunto costi su costi. Il comune, dice il direttore centrale Laura Aldini, è attualmente in causa con il costruttore. Certo è che, dice sempre l’Aldini, “la nuova azienda che ha preso in carico la piscina, ha alzato le tariffe del 40%”. Anche la gestione del bar, aperto “politicamente” da mattino presto a sera tardi, era in passivo. A ciò si aggiunge, evidenzia l’assessore ai Servizi Sociali Grioni, che, quando si chiude un’azienda, le spese per investimenti, di solito spalmate su più anni, vanno a incidere cumulativamente sull’ultimo esercizio. Comunque la Giovannuzzi non ha rilevato “situazioni denunciabili o particolari sprechi”. “Ma quando finirà questa storia?” chiede Berardinucci (IdV). Per il liquidatore: “Entro la fine dell’estate”. Rosa (Segrate Nostra) si chiede invece se: “chi doveva controllare (il sindaco? l’assessore?) aveva fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare?”. Radaelli (PD) sintetizza: “Non abbiamo elementi per dire che c’è stata malversazione”, mentre per Monti (Insieme per Segrate): “Finita un’esperienza, sarebbe stato opportuno fare una valutazione dell’accaduto. Ma ci mancano le evidenze per tirare delle conclusioni”.
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