mercoledì 22 agosto 2012

LORO MINIMIZZANO,MA NOI LA PUZZA LA RESPIRIAMO,PROPRIETARIO E SINDACO IRRINTRACIABILI!!



I fumi della Lucchini: I comitati attaccanno ma l'azienda minimizza

Gli abitanti lamentano la presenza di odori fortissimi che invadono le case, mentre gli enti che dovrebbero verificare la composizione delle sostanze emesse non sono mai arrivati a un risultato definitivo
di Patrizia Tossi
La Lucchini Artoni
La Lucchini Artoni
Segrate, 22 agosto 2012 - Una convivenza quasi impossibile tra un’azienda che produce bitume e una città dal tessuto urbano fittissimo, cresciuto a poche centinaia di metri dallo stabilimento. Gli abitanti lamentano la presenza di odori fortissimi che invadono le case, mentre gli enti che dovrebbero verificare la composizione delle sostanze emesse non sono mai arrivati a un risultato definitivo. Il Comitato che si sta occupando della faccenda, «Cittadini e Non Sudditi», sostiene da sempre che a fronte di odori così irritanti per le mucose non si possa certo dormire sonni tranquilli, ma per ora a suffragare queste ipotesi non ci sono dati certi.

Nei mesi scorsi, il Comune aveva emesso un’ordinanza che obbligava l’azienda a sospendere la produzione, ma di fronte a un ricorso al Tar da parte della Lucchini, il giudice ha sospeso l’ordinanza. Nel 2010, la Lucchini aveva presentato in Comune una richiesta di autorizzazione per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’attività di via Tiepolo. Dopo due anni di tentennamenti e pareri contrastanti, a giugno la pratica è stata definitivamente archiviata.

A porre fine a questo lungo iter burocratico è stata un’ordinanza dirigenziale emessa all’inizio di giugno dallo sportello per le attività produttive di Segrate e protocollata in Provincia il 26 giugno. È l’ultimo passaggio formale che dispone il rigetto e l’archiviazione della pratica edilizia presentata dall’azienda, sulla quale si erano già espresse negativamente sia la commissione urbanistica di Segrate, sia la Conferenza dei servizi indetta per valutare la portata dell’impianto.

A complicare il quadro, nell’ottobre del 2011 era stato il sequestro da parte della Polizia provinciale di una porzione di terreno sulla quale l’azienda aveva scaricato abusivamente dei rifiuti. Da lì erano scaturite una serie di ordinanze della Direzione ambiente del Comune per il ripristino igienico ambientale dell’area sulla quale erano stati rinvenuti i rifiuti, classificati come non pericolosi.Poi l’apertura di un’inchiesta sullo smaltimento di alcuni rifiuti sull’area dell’ex dogana. A marzo, l’ultimo tassello mancante con l’avvio del procedimento di archiviazione della richiesta di ampliamento dello stabilimento.

di Patrizia Tossi

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