martedì 5 marzo 2013

ECCO COSA CHIEDONO LEONARDO E NICOLA AL COMUNE DI SEGRATE



Giovedì 28 febbraio alle ore 15:00 il Comitato Segratese per la Vita Indipendente si è ritrovato di fronte al Comune di Segrate in via 1 maggio per protestare contro la mancata attivazione dei progetti di vita indipendente e per chiedere al sindaco l'attivazione di questi progetti personalizzati di vita indipendente il più presto possibile. Eravamo un piccolo gruppo di quattro persone con disabilità fisica grave e permanente, pochi ma agguerriti e determinati. Per un paio d'ore abbiamo sostato di fronte al Comune insieme ad amici, familiari, sostenitori e giornalisti. Purtroppo nonostante si trattasse già della quinta manifestazione in cinque mesi il sindaco, come accaduto nelle volte precedenti, non si è fatto trovare. Il sindaco Alessandrini insiste a dire che non spetta a lui finanziare questi progetti di assistenza indiretta spetterebbe invece, secondo la sua opinione, allo Stato, il quale però ha purtroppo azzerato i fondi stanziati per la non autosufficienza. Il Comitato Segratese per la vita indipendente nonostante ciò ritiene che il Comune altro non sia che un'emanazione dello Stato spetta quindi anche a lui sopperire alle carenze dello Stato centrale e occuparsi dei propri cittadini più deboli. Chiediamo al sindaco che appronti un capitolo di spesa per i progetti di vita indipendente. Chiediamo che le persone con disabilità fisica grave e permanente possano avere assistenza indiretta adeguata e personalizzata alle loro esigenze specifiche. Un assistente personale costa minimo € 20.000 l'anno. Il nostro Comune è uno dei più ricchi d'Italia può senz'altro trovare le risorse necessarie per assistere adeguatamente i pochi disabili gravi fisici presenti nel suo territorio. Basterebbe risparmiare in settori non indispensabili ad esempio su feste, concerti, fuochi artificiali, opere di abbellimento, rotonde eccetera eccetera. Chiediamo che in base ai principi della Vita Indipendente le persone con disabilità possano preparare e presentare il proprio progetto di vita indipendente autonomamente, oggi sono gli assistenti sociali infatti che preparano il progetto di vita indipendente. La Vita Indipendente è un diritto sancito dalla costituzione, dalla legge 162/98 e dall'articolo 19 della Convenzione Onu sulle persone con disabilità per questo non accettiamo che la sua erogazione sia subordinata all'ISEE del richiedente. Chiediamo che il Comune faccia un'indagine per capire quante siano le persone con disabilità fisica grave e permanente fra i 15 e 65 anni residenti sul proprio territorio.

Vita Indipendente

Vita Indipendente è un movimento internazionale di disabili gravi che, attraverso il superamento della semplice logica dell’assistenzialismo e dell’ospedalizzazione, mira alla propria autodeterminazione ed al pieno inserimento nella società.

Breve storia del movimento

Dalla filosofia ai servizi

Le leggi

I principi legislativi in America

In trent'anni di lotta si sono conseguiti importanti risultati in America, con la promulgazione di una serie di provvedimenti legislativi federali ispirati alla legge sui diritti civili: Architectural Barriers Act del 1968 sulle barriere architettoniche, Urban Mass Transit Act del 1970 per l'adeguamento dei mezzi pubblici, Rehabilitation Act del 1973 che proibisce qualsiasi discriminazione nei servizi pubblici, le due leggi del 1975 sull'educazione e la protezione dei diritti civili, sono solo alcune delle leggi principali.
L'ultima legge fondamentale dello Stato è denominata Americans with Disabilities Act, promulgata da George H.W. Bush nel 1991, che recepisce a pieno i principi del Rehabilitation Act.

La diffusione del movimento in Europa

In quanto all'Europa i suoi primi interventi risalgono alla fine degli anni settanta, con la creazione di progetti pilota per l'integrazione lavorativa dei disabili. Altri interventi si sono succeduti dopo il 1991, anno dedicato dall'ONU alle persone disabili, con strategie d'intervento per aree geografiche.
Vi sono precise direttive dell'Unione Europea rivolte alla disabilità. L'articolo 26 della Carta dei Diritti nell'Unione europea (direttiva 2000/C 364/01) sancisce chiaramente che
« L'Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità. »
mentre nella Dichiarazione di Madrid del marzo 2002 si parla esplicitamente di Vita Indipendente come strumento per conseguire una piena eguaglianza sociale. Entrambi, poi, recepiscono appieno quando dichiarato nell'art. 15 della Carta Sociale Europea, in cui si dichiara che i disabili hanno diritto alla piena integrazione sociale.
Per conseguire tale obiettivo il Piano d'Azione sulla Disabilità 2004 - 2010 (COM(2003) 650) opta per una strategia complessiva:
  • Favorire l'occupabilità
  • Favorire l'accesso ai servizi
  • Favorire le cure e l'assistenza personale.
e la relazione COM(2005) 604 sullo stesso Piano d'Azione sottolinea come i disabili possano esercitare la stessa autonomia di scelta delle persone non disabili. Le politiche per la Vita Indipendente dipendono anche dall'accesso ad una vasta gamma di servizi: trasporto, informazione e formazione, tempo libero.
Per quanto riguarda specificatamente la Vita Indipendente, sono quattro i documenti internazionali [1]:
  • La risoluzione di Strasburgo (1989)
  • La risoluzione di Berlino (1992)
  • La dichiarazione di Strasburgo (2003) sull'assistenza personale
  • La dichiarazione di Tanerife (2003) contro la discriminazione
Essi delineano l'intero impianto teorico - pratico della Vita Indipendente (soprattutto i primi due documenti), dichiarandone inoltre il carattere pratico e non meramente filosofico.[2]

La situazione in Italia

Attualmente manca una legge a livello nazionale, in il più recente provvedimento legislativo in tal senso, ovvero la legge 328/2000, eccessivamente legata all'assetto centralistico dello Stato, sembra sia stata in larga parte vanificata con la modificazione in senso federalista del Titolo V della Costituzione (anche è ancora aperta la discussione sui limiti di efficacia giuridica della legge è ancora aperta). Così l'unica norma di riferimento attualmente in vigore resta la Legge quadro 104/1992, che tuttavia appare inadeguata allo scopo, anche perché le finalità della legge sono molto diverse da quelli della Vita Indipendente.
In conseguenza di ciò vi è una situazione disomogenea tra le regioni: mentre nel nord-est, come in Veneto, vi sono linee d'intervento ampiamente consolidate (nel Friuli-Venezia Giulia, regione a statuto speciale, è anche partita una sperimentazione per mini alloggi con servizi), in altre regioni questa realtà si va faticosamente affermando: in Piemonte, Toscana ed in Lazio si stanno promuovendo progetti di Vita Indipendente attraverso le associazioni regionali, in Abruzzo vi è una proposta di legge, mentre le Marche sembra abbiano recepito il principio della Vita Indipendente.
Altre regioni ancora sembrano muoversi in maniera molto diversa: l'Emilia-Romagna ha indetto l'assegno di cura e previsto l'erogazione, per lo più gratuita, di servizi assistenziali, mentre le regioni meridionali preferiscono erogare i servizi a livello comunale, accordandosi con cooperative sociali ed altri enti non lucrativi.
Tuttavia non mancano norme nazionali che intervengono sui singoli aspetti. Innanzi tutto con la legge 162/1998 [3] che, modificando parzialmente la 104/1992, ampliandone gli effetti, dichiara esplicitamente che la legge mira
« a programmare interventi di sostegno alla persona e familiare come prestazioni integrative degli interventi realizzati dagli enti locali a favore delle persone con handicap di particolare gravità, di cui all'articolo 3, comma 3, mediante forme di assistenza domiciliare e di aiuto personale, anche della durata di 24 ore, provvedendo alla realizzazione dei servizi di cui all'articolo 9, all’istituzione di servizi di accoglienza per periodi brevi e di emergenza, tenuto conto di quanto disposto dagli articoli 8, comma 1, lettera i), e 10, comma 1, e al rimborso parziale delle spese documentate di assistenza nell'ambito di programmi previamente concordati; »
(art.1, lettera c-ter)
Poi vi sono altri interventi legislativi, come la legge n.68 del 12 marzo 1999, che, affrontando il tema del diritto al lavoro, prevedono meccanismi di assunzione obbligatoria, oppure la legge n. 13 del 1989, recante in calce il titolo: "Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati."
È ovvio che queste leggi, pur finalizzate in settori diversi da quello assistenziale, pongono indirettamente il problema della de - istituzionalizzazione, in quanto un lavoratore è soggetto attivo (sebbene con dei limiti oggettivi) che non ha alcun bisogno di internamento in istituto.
Tutto ciò è in applicazione all'art.3 della Costituzione italiana che vieta ogni discriminazione anche in base alla condizione personale. È infatti sull'onda di questa tradizione che sono state emanate moltissime leggi a favore dei disabili.
Tuttavia spesso l'assistenza viene demandata alle famiglie, e i servizi rivolti alla disabilità sono insufficienti. Infatti non va dimenticato che all'atto pratico la Vita Indipendente è una terza via, in quanto la gestione dell'assistenza viene demandata al disabile che in tal modo diventa un vero e proprio datore di lavoro (da qui anche l'espressione di Assistenza personale autogestita). Inoltre la modificazione del Titolo V della Costituzione è recente, e non è ancora possibile prevedere totalmente gli effetti sulle leggi rivolte alla disabilità (a cominciare dalla stessa 162/1998).


Vita Indipendente - Wikipedia

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