Spending review, i Comuni annunciano battaglia: il 24 luglio manifestazione davanti al Senato
L’Anci, Associazione nazionale comuni italiani, ha organizzato per martedì 24 luglio la manifestazione di protesta dei sindaci contro la spending review. Nel corso della manifestazione dei sindaci il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, chiederà di incontrare il presidente del Senato, Renato Schifani, e una delegazione dei senatori. "Serve un deciso cambio di passo - ha detto Delrio - per far capire ai parlamentari che, oltre ai tagli lineari, la sforbiciata alla sanità e al Tpl già gravano fortemente sugli enti locali". er Delrio "la sforbiciata data dalla spending review ai Comuni, pari per il 2012 a 500 milioni di euro, è un'operazione fatta sulla carne viva dei Comuni, peraltro a quattro mesi dalla chiusura dei bilanci". Come sindaci - ha aggiunto - non capiamo il giudizio positivo dato dalle forze politiche al decreto varato dal governo sul taglio dei costi".
Perplessità sui metodi - Sui tagli, ha aggiunto Delrio, "i Comuni nutrono fortissime perplessità sul metodo, pur condividendo la volontà del governo di operare tagli agli sprechi e alle inefficienze. Ma la questione vera è che bisognerebbe lavorare sui costi standard, ma al contrario - ha avvertito il presidente dell'Anci - verranno effettuati tagli lineari sul 23% della spesa corrente dei Comuni, taglio che equivale a un quarto del bilancio dei Comuni e che si aggiunge agli 8 miliardi di riduzione già operata nel corso degli ultimi due anni. Il quadro invece è ancora peggiore se confrontiamo il periodo 2007-2013, nel quale - ha ricordato Delrio - il contributo dei Comuni è stato pari a 22 miliardi di euro".
L'ira di Alemanno: i Comuni rischiano il default - "La manovra sulla spending review è ambigua e non si capisce dove sono i tagli agli sprechi; il rischio è che migliaia di Comuni vadano in default": è quanto paventa il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. "I parlamentari devono mettere a punto gli emendamenti necessari per cambiare - informa - e per quanto mi riguarda ho già comunicato ai parlamentari del Pdl che l'entusiasmo mostrato verso un decreto fortemente generico e penalizzante per i Comuni è fuori luogo. Si tratta - ha concluso - di una falsa spending review".
Critici anche i tecnici del Senato - La riduzione del personale del pubblico impiego, dirigenziale e non - è la critica mossa dal Servizio Bilancio del Senato - "si ripropone alla luce del metodo "lineare" adottato dal dispositivo in esame, lontano dai criteri e dalle scelte che sarebbero coerenti con un'effettiva spending review". Occorre verificare - obiettano - se "le riduzioni delle dotazioni organiche unitamente al protrarsi del blocco del turn-over, possano comportare difficoltà a soddisfare i fabbisogni minimi di funzionamento delle amministrazioni" pubbliche. "Sarebbe utile una valutazione dell'impatto delle misure sul funzionamento delle amministrazioni" anche per "escludere dubbi sul rischio di un incremento della spesa per il ricorso a lavoro interinale", dicono i tecnici.
Giarda: difficile ridurre i tagli enti locali - La riduzione dei trasferimenti a regioni e enti locali nel nuovo decreto sulla spending review è pari complessivamente a 7,5 miliardi di euro, corrispondenti al 3% della loro spesa complessiva. Questa cifra non potrà essere rivista ma nel corso dell'esame in Parlamento si possono valutare i criteri di ripartizione del taglio. Lo ha spiegato il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, intervenuto alla trasmissione "Baobab" su Radio 1. "Dal punto di vista strettamente finanziario, la parte rilevante del decreto e' la riduzione dei trasferimenti statali a favore di regioni, province e comuni che vale all'incirca il 70% degli interventi strutturali, pressappoco 7,5 miliardi. Queste risorse - ha sottolineato Giarda - sono funzionali in modo diretto all'opzione che il governo ha fatto di spostare avanti nel tempo, ridurre o eliminare il previsto aumento di due punti dell'aliquota Iva". Essendo la spesa complessiva degli enti territoriali di 230-240 miliardi l'anno ''una riduzione dei trasferimenti di 7,5 miliardi e' pari al 3%. E' un fatto certamente non piacevole da dover subire, ma e' sempre e solo il 3% del totale della spesa''.
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