Poveri noi
Una famiglia italiana su cinque vive in povertà,. Secondo
l’Istat, sono cinque milioni di famiglie equivalenti a 12 milioni e 755
mili persone. Una situazione particolarmente critica al Sud: una
famiglia su quattro (23,3%) è povera, con punte record in Sicilia
(27,3%) e Calabria (26,2%). Meglio non va alle giovani generazioni: un
giovane (sotto i 34 anni) meridionale su quattro è povero, anche perché
probabilmente disoccupato.
Una famiglia su due senza alcun tipo di entrate (disoccupati) vive in “povertà relativa”. Era il 40,2% l’anno precedente. L’aumento della povertà si registra principalmente tra le famiglie in cui il reddito di riferimento viene da chi lavora in fabbrica, è operaio o comunque ha una, cosiddetta, bassa qualifica professionale.
Quindi, aumentano le disuguaglianze: chi viene da una condizione economica non particolarmente favorevole peggiora il proprio reddito e il proprio potere d’acquisto con il passare del tempo.
La diminuzione del numero di percettori di reddito in famiglia, in particolare delle moglie-madri occupate, spiega anche l’aumento allarmante delle famiglie in cui la presenza di un solo figlio fa cadere in povertà (3 punti percentuali in un solo anno, tra il 2010 e il 2011).
Infine, dilaga la “povertà assoluta”. Un milione e 300 mila famiglie (quasi tre milioni e mezzo di individui) sopravvivono in questa condizione insopportabile. Hanno meno di quanto sarebbe indispensabile per “uno standard di vita minimamente accettabile”. Infine, altro fenomeno allarmante, la povertà minorile, che già da anni aveva raggiunto percentuali inconcepibile, è destinata ad aumentare ancora.
La povertà aumenta, lo spread dilaga, la disoccupazione cresce, la precarietà è un dato esistenziale e le misure del governo sembrano non fare altro che peggiorare il quadro.
*Nel suo rapporto “La povertà in Italia” l’Istat classifica 3 categorie
“quasi povere” (povertà relativa): fino a 1200 euro al mese per famiglia
“appena povere”: 800-900 euro al mese per famiglia
“sicuramente povere” (povertà assoluta): meno di 700 euro al mese per famiglia
Una famiglia su due senza alcun tipo di entrate (disoccupati) vive in “povertà relativa”. Era il 40,2% l’anno precedente. L’aumento della povertà si registra principalmente tra le famiglie in cui il reddito di riferimento viene da chi lavora in fabbrica, è operaio o comunque ha una, cosiddetta, bassa qualifica professionale.
Quindi, aumentano le disuguaglianze: chi viene da una condizione economica non particolarmente favorevole peggiora il proprio reddito e il proprio potere d’acquisto con il passare del tempo.
La diminuzione del numero di percettori di reddito in famiglia, in particolare delle moglie-madri occupate, spiega anche l’aumento allarmante delle famiglie in cui la presenza di un solo figlio fa cadere in povertà (3 punti percentuali in un solo anno, tra il 2010 e il 2011).
Infine, dilaga la “povertà assoluta”. Un milione e 300 mila famiglie (quasi tre milioni e mezzo di individui) sopravvivono in questa condizione insopportabile. Hanno meno di quanto sarebbe indispensabile per “uno standard di vita minimamente accettabile”. Infine, altro fenomeno allarmante, la povertà minorile, che già da anni aveva raggiunto percentuali inconcepibile, è destinata ad aumentare ancora.
La povertà aumenta, lo spread dilaga, la disoccupazione cresce, la precarietà è un dato esistenziale e le misure del governo sembrano non fare altro che peggiorare il quadro.
*Nel suo rapporto “La povertà in Italia” l’Istat classifica 3 categorie
“quasi povere” (povertà relativa): fino a 1200 euro al mese per famiglia
“appena povere”: 800-900 euro al mese per famiglia
“sicuramente povere” (povertà assoluta): meno di 700 euro al mese per famiglia
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