Sesto San Giovanni, 11 novembre 2012 - Trenta milioni di euro: il giro d’affari illeciti che infetta l’hinterland. O il prezzo di un salto indietro nel passato, al 1992. Quando mazzette e manette riempivano la vita di tutti i giorni. A furia di indagini, la nuova tangentopoli di provincia si mostra per quello che è: un bis decisamente più raffinato di 20 anni fa. Tra false fatture, consulenze fittizie, società come scatole cinesi, dove secondo gli inquirenti si nasconde un fiume di denaro sporco. E anche se i controlli si sono intensificati, il malaffare prolifera e la crisi non lo scalfisce minimamente.
Nel 2011 la magistratura ha messo in galera tre sindaci, Gianluigi Fornaro (Pdl) di Arese, Loris Cereda (Pdl) di Buccinasco ed Edoardo Sala di Cassano (Pdl). Il primo accusato della truffa del gas (950mila euro l’ammontare della stecca se la verità non fosse venuta a galla), gli altri due di corruzione. Al centro delle vicende che li riguardano, le presunte tangenti su progetti urbanistici. Cereda è stato filmato mentre intascava una mazzetta da 10mila euro, mentre Sala, per i pm milanesi, aveva messo in piedi un’organizzazione capace di imporre l’obolo ai costruttori.
Un sistema che coinvolgerebbe Marco Poletti (ex Lega) consigliere provinciale, su su, fino a Davide Boni (Lega), ex presidente del consiglio regionale. Il caso più clamoroso, che ha fatto fibrillare i vertici del Pd, resta però quello di Sesto: tangenti (21 miliardi delle vecchie lire si ipotizza) fra promesse e pagate per aumentare la volumetria di aree da riconventire, ex Falck ed ex Marelli. Nel mirino degli investigatori ci sono pure le concessioni sul trasporto pubblico locale. Gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini hanno puntato l’indice su Filippo Penati (Pd).
L’indagine della Procura di Monza ha tratteggiato il cosiddetto «Sistema Sesto», un’enclave di potere, un cerchio magico da cui - dicono i costruttori - «se eri escluso non lavoravi». La gola profonda Di Caterina operava anche a Segrate con i bus della sua Caronte, ai pm ha detto di aver pagato al sindaco Adriano Alessandrini 40mila euro in quattro tranche da 10mila per farsi rinnovare le concessioni. Il primo cittadino ha smentito le accuse per cui è indagato a margine del Sistema Sesto, e l’ha querelato.
In manette nel 2010 finì anche l’ex sindaco di Trezzano Tiziano Butturini del Pd, allora presidente di AmiAcque, accusato di corruzione, per aver favorito «imprese amiche». Secondo l’accusa intascò 17mila euro, altri 256mila saltarono fuori dai suoi conti e da quelli di altri indagati e altri 100mila gli erano stati promessi. L’ultima vicenda in ordine di tempo è la bufera che soffia sui vecchi amministratori di Trezzo sul’Adda: l’ex sindaco Roberto Milanesi (Pd), il suo vice Luca Rodda e altre otto persone accusati di corruzione. Secondo la procura, insieme a imprenditori, uno dei quali Franco Ghinzani, all’epoca dei fatti consigliere di minoranza, avevano messo in piedi un sistema che avrebbe loro fruttato undici milioni di euro.
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