Bologna riguarda tutti
I
capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
Il
prossimo 26 maggio per Bologna sarà una data
molto importante. In tal giorno, infatti, si
svolgerà un referendum cittadino che avrà
come oggetto la destinazione di alcuni fondi comunali.
Attualmente, ogni anno, il comune di Bologna eroga circa un
milione di euro alle scuole paritarie private. A organizzare
il referendum è stato il comitato
Articolo 33
(presieduto
da Stefano Rodotà) che ha chiesto tale
consultazione per ridiscutere la destinazione dei fondi
in questione. Si dovrà scegliere se continuare a
dare tali finanziamenti alle scuole private paritarie o
piuttosto se erogarli alle scuole comunali e statali.
Si
tratterà di una scelta di indirizzo: aldilà
dei problemi immediati che l’istruzione bolognese si
trova ad affrontare, il quesito referendario è
d’importanza ben maggiore e riguarda il modo stesso di
pensare l’istruzione in Italia. E’ per questi
motivi che ritengo il referendum di Bologna ben più
importante di quanto a prima vista possa apparire. Non mi
soffermerò dunque sugli aspetti più particolari
per cercare invece di illustrare le ragioni che mi hanno portato
a firmare
l’appello
del comitato referendario.
Personalmente
non ho mai visto negativamente l’istituto delle scuole
private in sé, anzi, credo che esse possano essere
utili e importanti. All’interno di una società
plurale e democratica il fatto che convivano e si affianchino
più modelli educativi è del tutto positivo.
D’altronde è la nostra stessa Costituzione a
esprimere questo concetto:
“Enti e
privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti
di educazione”
si dice
nell’articolo 33.
Il
problema dunque non riguarda tanto l’esistenza di
queste scuole, quanto il loro finanziamento. Infatti
l’articolo sopracitato continua specificando come
tali scuole non debbano costituire
“oneri
per lo Stato“. Se quindi la nostra costituzione
sancisce, da un lato, la legittimità di queste
scuole, dall’altro specifica che esse non devono
essere un peso per le casse statali.
Non
mi addentro, non avendone le competenze,
nell’interpretazione dell’articolo costituzionale. Se
per alcuni ogni finanziamento alle scuole private è
anticostituzionale, altri ritengono semplicemente che esso
non sia dovuto, ma comunque possibile. Quel che è
certo però è che lo Stato non è affatto
tenuto a versare un contributo a queste scuole. Ogni scelta
in questa direzione è pertanto una scelta profondamente
politica e per nulla di “ordinaria
amministrazione”. Per questo motivo a Bologna non
ci si gioca soltanto un milione di euro di finanziamenti, ci
si trova invece a dare un voto su quale modello scolastico
si vuole per il futuro.
Credo
che l’istruzione non sia un bene fra i tanti, ma un
elemento centrale della nostra società. Garantire una
buona educazione attraverso buone scuole pubbliche è un
dovere fondamentale dello Stato e ad esso va dato ogni
priorità. La scuola pubblica è infatti un
tassello determinante per rendere una democraziasostanziale
e non soltanto
formale.
Questo sì, è un onere che lo Stato deve
assumersi in prima persona e che non può affatto
delegare ad altri.
Inoltre
mentre i soldi destinati alla scuola pubblica sono gestiti
dallo Stato stesso, quelli erogati alla scuola privata sono
amministrati da altri, con tutti i problemi del caso. Senza
parlare del fatto che, in un periodo di difficoltà
per le casse erariali, a maggior ragione dovrebbero essere
le scuole private a veder decurtati i loro fondi e non
quelle pubbliche. Infine, che queste scuole siano accessibili da
più studenti e non soltanto da un
piccola élite non è un problema che
va caricato sulle spalle di tutti i cittadini. E’
invece proprio istituendo una scuola pubblica di qualità che
si garantisce un’istruzione equa e accessibile a tutte
le fasce della popolazione. L’iscrizione ad una
scuola privata dev’essere una scelta e non una
necessità dovuta all’assenza di un adeguato
apparato pubblico. L’accesso a scuole pubbliche, gratuite,
laiche e di qualità è un diritto fondamentale di
ciascuno. Il modello integrato pubblico-privato è,
semplicemente, una violenza alle future generazioni di studenti.
Il
referendum di Bologna può essere un’occasione
fruttuosa e positiva, che dia un chiaro segnale di
controtendenza. Dopo anni in cui la scuola pubblica è stata
trascurata (se non
smantellata),
è fondamentale riaffermare la sua importanza, riportando al
centro il suo ruolo e la sua insostituibile importanza sociale e
culturale. Per queste ragioni invito tutti coloro che hanno a
cuore le sorti di questa istituzione a firmare
l’appello
del comitato
Articolo 33 e a incrociare le dita in attesa del risultato
del voto bolognese.
Davide Quadrellaro
Sinistra Ecologia e Libertà Segrate
Circolo Enrico Berlinguer
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